CELI B2, prova orale: 3 testi per fare pratica

Buongiorno cari colleghi!

In questo nuovissimo post ho deciso di raccogliere alcuni testi (tre per la precisione) che utilizzo con i miei studenti per fare pratica in previsione della seconda parte della prova orale per il conseguimento del CELI B2.

Per ogni testo ho inserito anche le domande guida da porre allo studente dopo il suo riassunto.

Buona lettura!

Testo 1

A 41 anni ancora a casa, i genitori ricorrono alle vie legali

Dopo innumerevoli inutili tentativi di convincere il loro figlio di 41 anni a lasciare il tetto familiare, una coppia di genitori ha chiesto aiuto all’Adico, l’Associazione Difesa Consumatori, per avere assistenza legale. I due anziani genitori si sono detti sfiniti, stanchi di sopportare le continue pretese di un figlio che, più che adulto e ben sistemato, non ha alcuna intenzione di lasciare la cameretta della sua infanzia, i vestiti lavati e stirati e i pasti sempre pronti. Così l’ufficio legale dell’Adico, al quale mamma e papà si erano rivolti, ha fatto partire una lettera indirizzata al figlio “bamboccione” invitandolo a lasciare la casa familiare entro 10 giorni. Altrimenti la questione sarà sottoposta al Tribunale di Venezia.
Il quarantenne, come spiega la stessa associazione, vive ancora con i genitori, nonostante abbia un lavoro stabile e ben pagato in un ente pubblico a Venezia. Ma di rendersi indipendente proprio non ne vuole sapere. Anzi, con le sue continue richieste e un atteggiamento, pare, aggressivo, ha portato i genitori all’esasperazione, tanto che la madre è
stata ricoverata in ospedale.
“Finora abbiamo trovato una soluzione positiva praticamente in tutti i casi, prima ancora di arrivare alla causa – spiega uno dei legali dell’Adico -, i giudici tendono infatti a consigliare alle parti di trovare un accordo. Sono centinaia le famiglie che devono subire figli che, pur avendo la possibilità di uscire di casa, non lo fanno , oppure che non lavorano e sono contenti di non farlo, e spesso tormentano i genitori con crescenti pretese”

  1. Riassumi il contenuto del testo.
  2. Ti sembra strano che dei genitori debbano denunciare il figlio per mandarlo via da casa? Pensi che il loro comportamento sia giustificabile? Motiva la tua risposta.
  3. Nel tuo Paese sono molti i figli adulti che continuano a vivere coi genitori? Perché? Parlane.

Testo 2 (dal sito di Ornimi Editions)

Telefonini, scatta il divieto totale

MILANO — Come va coi cellulari a scuola? «Da noi sempre uguale, li teniamo accesi e silenziati e i prof fanno finta di non vedere». «Da noi c’è stata una circolare», «Con certi insegnanti li teniamo spenti, con altri ce ne freghiamo», «Noi li usiamo per gli scherzi in classe, ma mica è bullismo».
Questo alle superiori. Alle medie le risposte sono altre. Che succede? «Dobbiamo tenerli spenti, altrimenti ce li sequestrano». Oppure: «Quest’anno non possiamo portarli, se li trovano, ci sospendono, potremmo lasciarli al bidello, ma all’uscita perderemmo tempo».
I ragazzini si rassegnano, i genitori soffrono. Negli ultimi anni, il cellulare è diventato d’importanza cruciale per la soffocante, ma rassicurante, coesione delle famiglie italiane. Spesso ambedue i genitori lavorano, spesso gli undici-tredicenni sono in giro tutto il giorno tra amici e attività
extrascolastiche. I loro telefonini, alla fine delle lezioni, servono a comunicare spostamenti, cambi di programma, questioni pratiche, momenti di crisi, emergenze. Servono alle mamme ancor più che ai figli. La maggioranza di loro chiama continuamente per informarsi, non stare in pensiero, rompere le scatole. I preadolescenti, telefonicamente isolati, le mettono in ansia. Anche perché, grazie al cellulare, i preadolescenti di cui sopra si spostano con disinvoltura; e telefoni pubblici non ce ne sono quasi più.
Comunque, bisogna ammettere che chi tiene il cellulare spento imparerà di più. Ma la maggior parte di noi è ormai incapace di spegnerlo. Auguri a chi deve insegnare a farlo, in pochi posti al mondo è un lavoro così difficile.

  1. Riassumi il testo.
  2. Che cosa ne pensi del divieto totale di portare i cellulari in classe?
  3. Anche nel tuo paese i genitori vogliono che i loro figli abbiano un cellulare?
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Testo 3

La bella storia di un tram

A Trieste c’è un capolinea davvero famoso, è quello del tram di Opicina, molto amato dai turisti e dagli abitanti come uno dei simboli della città. Il tram a cremagliera parte da piazza Oberdan a livello del mare e poi, attraverso una serie di saliscendi su per l’altipiano del Carso, girando tra le insenature del golfo, arriva alla frazione di Opicina. Qui la fermata è all’Obelisco, a quota 343 metri. Dalla fermata di Opicina, e lungo il percorso, si possono fare numerose passeggiate con una magnifica vista sul golfo e sul mare Adriatico.            
Si segnalano due sentieri, che in parte si incrociano. Uno è quello della “Napoleonica”, passeggiata soleggiata e riparata dal vento di bora, che sale fino alle pareti per l’arrampicata, molto usate dagli sportivi.            
L’altro porta a raggiungere il santuario mariano di Monte Grisa: una costruzione molto moderna e imponente, che domina la città di Trieste e il suo meraviglioso golfo. Da questo luogo di preghiera e di pellegrinaggi, si apre lo sguardo sul mare, tra Aquileia, Miramare e Pirano.       
Il tram entrò in funzione il 9 settembre del 1902 sulla tratta da Piazza Scorcola. Poi la linea fu prolungata anni dopo fino all’attuale stazione di Villa Opicina. Nel 1928 entrò in funzione la parte funicolare, utile dove la pendenza della tratta tocca il 26%. 
Le carrozze tipiche, fatte soprattutto negli anni Trenta, inizialmente non avevano copertura. Le storie del tram, compresi i deragliamenti, hanno generato anche una canzone nota ai triestini.

  1. Cosa rappresenta per tanta gente il capolinea del tram di Opicina?
  2. Cosa si può fare una volta scesi alla fermata di Opicina?
  3. Quali caratteristiche possiede il santuario di Monte Grisa?

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